L’attuale modello di mobilità dominante nelle società occidentali fa gravare sulle generazioni presenti e ancor più su quelle future una serie di sfide di carattere ambientale ma anche sociale ed economico.
Il riscaldamento globale, la necessità di ridurre l’emissione di CO2, l’inquinamento da polveri sottili, i problemi sociali legati agli incidenti stradali e al traffico – urbano ex extraurbano sui grandi corridoi di scorrimento – rendono evidente che l’attuale modello di mobilità è insostenibile e impongono un ripensamento, per andare verso una mobilità più sostenibile.
Tutto questo è reso necessario dagli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi COP21 e dall’Agenda globale 2030 per lo sviluppo sostenibile, ed è reso urgente dalle emergenze della salute con cui quotidianamente si confrontano gli abitanti della realtà urbane, e non solo.
Se le discipline tecnico-scientifiche hanno e avranno la responsabilità di progettare a livello materiale mezzi e infrastrutture della mobilità del futuro, le discipline umanistiche possono avere un ruolo di primo piano sul fronte della “cultura della mobilità”, intesa come quell’insieme di aspetti valoriali e comportamentali derivanti da una stratificazione di lungo periodo, che è indispensabile correggere.
È urgente riprogettare le città per gestire al meglio lo spazio pubblico, per evitare gli incidenti e per respirare un’aria più sana. Una mobilità come quella attuale, basata e pensata sull’uso del mezzo privato, genera infatti la congestione dello spazio pubblico e sacrifica i luoghi di socialità per le persone.
Occorre diffondere una nuova cultura del “muoversi bene”, anche in virtù di novità importanti dell’ultimo periodo, come il recupero dell’uso delle biciclette, la mobilità condivisa e i motori elettrici per gli auto e motoveicoli.
Il Laboratorio per l’Educazione alla MObilità Sostenibile (LEMOS) vuole diventare riferimento nel dibattito sulla transizione verso nuove forme di mobilità sostenibile. Le forme di mobilità più sostenibili (mobilità non motorizzata e mobilità pubblica) sono state a lungo trascurate a favore di un modello fondato esclusivamente sulla motorizzazione individuale.
Tutto ciò ha determinato la formazione di una cultura della mobilità che pesa ancora oggi sia sulle scelte di governo, sia soprattutto sulle propensioni individuali.
Il Laboratorio vuole stabilire sinergie fra Università, associazioni, fondazioni e imprese, per realizzare studi scientifici e statistici, che possano filtrare più possibile nell’opinione pubblica, al fine di avere un’attività continuativa di “Terza missione”. Inoltre, il Laboratorio può elaborare studi e consulenze per amministrazioni pubbliche e private sui temi dei trasporti, della sosta, della pianificazione dello spazio e delle politiche della mobilità condivisa. Una parte fondamentale è rappresentata dalla didattica con master/corsi di formazione.